LA CHANVOSA
AZIENDA: La Chanvosa
INDIRIZZO: via Beola 14, Baceno (VB) – fraz. Croveo
EMAIL: info@lachanvosa.it
WEB: lachanvosa.it
CAMPUS: ReStartAlp 2016
A Croveo s’è sempre coltivata la canapa, come mi racconta mia nonna. Sono una persona idealista e sognatrice e ho voluto riscattare questa tradizione. Il campus ReStartAlp mi ha dato l’opportunità di concretizzare rapidamente il mio progetto»
Evelina Felisatti
È la voce di nonna Emilia, nata nel 1928, ad aver accompagnato la nascita di una passione per la canapa in Evelina: «Ha sempre amato raccontarmi storie di paese. Grazie a lei ho potuto ricostruire il procedimento per l’estrazione della fibra. Nonna ricorda che quand’era ragazzina, tra gli anni Trenta e i primi anni Quaranta, sua madre ha tessuto l’ultimo corredo in tela di canapa. E che le donne di Croveo durante il lavoro nei campi ne portavano sempre in tasca dei semi».
«Sapevano di tener con sé un alimento ricco di proteine (20 per cento), di acidi OMEGA 6 e OMEGA 3 (35 per cento), di fibra, di vitamine A, E, PP, C, B1 e B2» spiega Evelina Felisatti a chi acquista uno dei pacchetti di semi raccolti a mano nei campi di Croveo, dove è tornata a coltivare la canapa.
In questo paese a 800 metri sul livello del mare, nel cuore della Valle Antigorio, nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola, lei è nata e cresciuta, e qui ha deciso di restare dopo una laurea in Geografia all’Università di Milano. La sua azienda agricola si chiama «La Chanvosa»: è il nome che in dialetto indica proprio il seme della canapa.
«Ho dedicato la mia tesi di laurea alla canapicoltura, approfondendo il paesaggio agrario legato a questa coltura, e mentre lavoravo alla tesi ho potuto fare anche un’esperienza “pratica”, partecipando ad un progetto per la re-introduzione della coltivazione, con il supporto del Comune di Baceno, il capoluogo da cui dipende Croveo» racconta Evelina.
Nata nel 1988, ama fin da bambina mettere le mani nella terra, seminare, coltivare l’orto. Dopo la laurea sceglie il suo territorio: «Il progetto a cui ho partecipato mi ha permesso di capire che la canapa in questo territorio germinava e cresceva in fretta. Ne ho sperimentato l’uso di fiori e foglie per ricavarne tisane e ne ho raccolto i semi».
Era il 2015. L’anno successivo si è iscritta a ReStartAlp, il campus rivolto ai giovani aspiranti imprenditori delle Alpi, promosso da Fondazione Edoardo Garrone in collaborazione con Fondazione Cariplo. L’esperienza le ha dato una spinta: «Avevo in mente un progetto imprenditoriale, ma ne ero anche spaventata: non avevo alcuna formazione su elementi come business plan o analisi di mercato, che per una persona idealista e sognatrice come me sono indispensabili. Non mi sarei mai aspettata di vincere il secondo premio – ricorda Evelina – volevo solo imparare, per portare avanti il mio progetto. Senza ReStartAlp ci avrei messo più tempo a concretizzarlo».
Re-introduzione della coltivazione
La canapa è stata, fino alla prima metà del Novecento, una coltura industriale e una coltura di sussistenza importante per il nostro Paese. L’Italia ne era il secondo produttore mondiale, come ricostruisce il libro “Canapa revolution” di Chiara Spadaro (Altreconomia edizioni, 2018). La superficie coltivata era di circa 100mila ettari. Scrive Spadaro: «A partire dagli anni Cinquanta, il rifiuto delle faticose tecniche di macerazione, un mancato investimento in innovazione tecnologica; l’aumento del costo del lavoro; lo sviluppo dell’industria delle fibre sintetiche, meno costose e più facilmente lavorabili; e soprattutto la più recente applicazione dell’art. 26 del Dpr 309/90 (la Legge antidroga Jervolino- Vassalli), decretarono a poco a poco la decadenza della canapicoltura in Italia».
Nonostante il ritorno alla canapicoltura, oggi ne vengono coltivati solamente circa 3mila ettari:«Nel nostro Paese è ancora praticamente impossibile la trasformazione della fibra per un suo utilizzo nel comparto tessile – dice Evelina – Io la uso nei laboratori che faccio con i bambini, oppure per pacciamare il campo».