LA CHANVOSA

Evelina crede in un’agricoltura naturale. Applica le tecniche agricole dell’agricoltura biologica, come le rotazioni («anche se la canapa cede azoto al terreno, lo arricchisce, e non sarebbe necessario», spiega) e i principi dell’agricoltura biodinamica.

 

Nel 2019 ha raccolto 20 chilogrammi di semi, 30 di foglie e 50 di fiori. «Con i semi ricavo un po’ di farina, ne trasformo una parte all’interno delle cioccolate, ma per lo più vendo il seme integrale. È un modo per conservarne le proprietà». Il seme si consuma tal quale, ad esempio all’interno di insalate o viene usato come ingrediente all’interno di pane, grissini, pizza, torte, biscotti. Con i fiori è possibile preparare tisane dalle proprietà rilassanti, per alleviare stati di stress e ansia. Le foglie, invece, in cucina possono essere usate nelle minestre di verdure, nelle frittate o nelle torte salate. L’oleolito ha invece proprietà anti infiammatorie e analgesiche. La canapa impreziosisce anche altri prodotti della Chanvosa: dal mix di erbe aromatiche al sale alle erbe.    

Sono tutti in vendita a Baceno, nel punto vendita che Evelina Felisatti ha inaugurato nel 2018: «Questo spazio mi permette di organizzare momenti di formazione ed eventi. Nel 2019, ad esempio, in occasione della festa di San Giovanni, che segna l’inizio dell’estate, ho promosso una “festa delle erbe”, per parlare dell’uso terapeutico di quelle raccolte nella notte di San Giovanni. Durante l’estate, invece, organizzo laboratori con i bambini».
In estate al negozio arriva anche la cesta del contadino: sono le eccedenze dell’orto familiare, un mix di prodotti di stagione, che ha avuto successo in particolare tra i tanti villeggianti che a Baceno hanno la seconda casa. Sono molti i milanesi che scelgono quest’angolo della Val d’Ossola:« alcuni alla fine scelgono anche di rimanere» specifica Evelina.

Festa delle erbe

«A Croveo, nel Cinquecento c’è stato un grande processo alle streghe, legato anche all’uso della canapa. Nel mio lavoro è importante riscattare quest’immagine delle donne accusate di stregoneria, che erano in realtà delle grandi conoscitrici di erbe, del loro uso terapeutico. Erano scomode, perché fortemente legate ai ritmi della natura – racconta Evelina –  A Croveo, ancora oggi, questa storia è molto sentita, tanto che nei secoli la tradizione della raccolta e delle cure a base di erbe sono state abbandonate» continua. Oltre a produrre l’ “Unguento della strega”, la giovane titolare dell’azienda agricola La Chanvosa è tra le promotrici delle Streghe di Croveo. Un’associazione nata con l’obiettivo di riscattare la memoria di quelle donne e per valorizzare il fenomeno storico e sociale della stregoneria e dei processi alle streghe, comprovati dai documenti ritrovati in curia a Novara. «Morirono di stenti e di fame, mentre due andarono al rogo, la Foglietta di Rivasco e la Fiora di Croveo – spiegava nel 2016 al quotidiano la Stampa Marica Dattrino, vice sindaco di Baceno -. Bastava possedere capacità superiori al normale, un interesse diverso o il conoscere le erbe alpine per essere denunciate. […] una motivazione del fenomeno che viene data è proprio la vicinanza e il contatto diretto con la Svizzera protestante. Questo dava adito a tacciare di stregoneria chi lavorava in Svizzera e i loro familiari. Quindi erano accusate madri, sorelle e fidanzate dei lavoratori che in territorio elvetico venivano a contatto con l’eresia protestante». 

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