ACATÙ

Ad aiutare Lilith e Nicola al rifugio, che formalmente è gestito da un’associazione, sono persone che arrivano dall’estero, grazie a Workaway, una piattaforma che consente ai membri di organizzare soggiorni in famiglia e scambi culturali in cambio di vitto e alloggio. Ne conosciamo due: Georg è tedesco, Evangelina arriva dal Messico. Quando ci incontriamo, lei sta organizzando una cena messicana in rifugio.  

«Siamo felici. Volevamo proprio questo: creare un punto di contatto tra l’energia dei viandanti e la popolazione locale, realizzare un progetto culturale e solidale legato al territorio e capace di modificarlo in meglio» conclude Lilith. Una risposta allo stereotipo della chiusura del borgo di montagna.

Dopo aver consolidato l’esperienza del rifugio Acatù, i prossimi passi da fare riguardano la creazione di una rete di «rifugi solidali appenninici», per avviare lungo tutta la via degli Dei un’accoglienza «stile Santiago», quella che oggi gli ospiti che dormono qui riconoscono nella casa di Monzuno. A ottobre 2021, alla fine della prima stagione da rifugisti, Lilith e Nicola hanno stretto rapporti percorrendo anche loro la via degli Dei. Ovviamente a piedi, con zaino e chitarra al seguito.

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