ETICO

quandoIl suo è un approccio slow fashion. L’amore per ciò che fa, lo ha scoperto iniziando a disegnare e proporre le sue collezioni in laboratorio, è alimentato anche dal rapporto con le donne: «Mi piace un sacco vestirle. Quando le vedo uscire dal camerino con un abito che piace provo una soddisfazione. Amo lavorare con i tessuti, non avevo immaginato anche questo aspetto».

Accanto all’incontro reale in negozio, Marta riconosce l’importanza di Instagram nella promozione del suo lavoro: «Rappresenta un’ottima risorsa, cosa che francamente non credevo». Le immagini postate sul popolare social network fanno amplificano la visibilità delle creazione di ético: «È venuta una ragazza dala Toscana, per acquistare il suo abito da sposa, e anche un’italiana che vive ad Haiti e poi si è sposata a Milano. L’account Instagram è un veicolo, utile per chi ha un messaggio da comunicare. In più, mi permette di confrontarmi con chi persone in tutto il mondo: “parlo” con un ragazzo che sta in India e fa tinture naturali, ci confrontiamo. Sto qua a Ripe San Ginesio, ma ho bisogno di stimoli, di finestre aperte su altre cose interessanti».

Altre finestre reali sono quelle che Marta apre provvisoriamente in città con Milano, grazie a dei pop-up store condivisi con altri artigiani. «Se racconto la mia collezione faccia e faccia non è come vederlo online: ético è più bello quando l’abito si può toccare».

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