PLACAT
NOME: Davide Arrighetti
AZIENDA: Placàt
INDIRIZZO: Parco di Gavazzano in Località Stà, Bossico (BG)
SITO WEB: placat.it
EMAIL: info@placat.it
CAMPUS: ReStartApp 2019
Data di pubblicazione: 22 novembre 2023
Quando ho preso parte al campus di Fondazione Edoardo Garrone mi sono reso conto che le nostre non erano idee folli e campate in aria, che potevamo realizzarle. Sono tornato da quell’esperienza con l’idea che, se avessimo voluto, avremmo potuto realizzare il nostro sogno»
Davide
Mentre prepara una tisana Davide Arrighetti spiega che Placàt, il nome dell’impresa che ha aperto con Elena Arrighetti, significa nascosto. È un aggettivo nel dialetto gaì, la lingua con cui i pastori bergamaschi interloquivano per non essere compresi dai contadini, mantenendo segreti i loro saperi, programmi e spostamenti. Fuori fa freddo, ma noi sediamo al caldo del Chiosco che hanno preso in gestione a fianco del bosco di Bossico (BG) che ospita anche l’ecocampeggio Placàt, inaugurato nell’estate del 2022.
È di fronte alla tazza fumante, che contiene un infuso di erbe raccolte ed essiccate in valle, che Davide inizia il suo racconto: «Il chiosco, nato negli anni Settanta come baretto abusivo, era chiuso dal 1981. Si trova di fianco a un’area verde comunale, il Parco di Gavazzano, che in estate è molto frequentata» spiega. Siamo a mille metri sul livello del mare, a pochi chilometri dal centro del paese. In questa giornata invernale il cielo promette neve, ma Davide ed Elena assicurano che da quassù si vede il lago d’Iseo. Siamo all’interno del Parco locale di interesse sovracomunale dell’Alto Sebino. I due amici sono entrambi architetti. Lui è nato nel 1990, lei ha un anno di più. Hanno iniziato a immaginare di «investire» le proprie competenze sul territorio nel 2018. «Con Emilio, un terzo amico, abbiamo fondato un collettivo per dibattere e cercare di capire come creare lavoro sul territorio, come evitare che Bossico si spenga» continua Elena. Anche il collettivo si chiama Placàt. I tre scrivono insieme un Manifesto, un documento di lavoro da discutere in paese, con l’amministrazione, i cittadini, le associazioni e gli imprenditori di questo paese costellato di strutture alberghiere di quello che una volta si chiamava turismo climatico. Si chiedono: fra 50 anni quale futuro avrà il nostro territorio a livello economico e lavorativo? Quali vocazioni possono intraprendere le potenzialità che già abbiamo? Come cambiare il fatto che quasi tutti gli abitanti debbano lasciare il paese per recarsi sul posto di lavoro?