CASA VALLONA

Tra i simboli scelti da Chiara Battistini per la rinascita di “Casa Vallona” ci sono le api, il cui apporto è fondamentale anche nel frutteto.

Le api

Le arnie che ospitano le api di Casa Vallona sono a pochi passi in salita dalla porta d’ingresso. All’inizio erano tre, oggi già nove. «Era una delle mie certezze: quando ho immaginato il progetto e partecipato al campus ReStartApp le api stavano scomparendo. Così le ho scelte come simbolo di una rinascita del podere. Oggi produco una piccola quantità di miele, ma la cosa più importante è che la presenza delle api ha contribuito a ridare vita al frutteto e a tutto il podere. Nel corso di questi anni ho potuto misurare un aumento considerevole di fiori e frutti» racconta Chiara Battistini.
Gli alberi da frutto – varietà antiche di susine e mele – sono distribuiti sulla proprietà. Con l’aiuto del centro di ricerca di Bologna, Chiara sta lavorando per identificarne altre. Quando i frutti sono maturi diventano marmellate consumate dagli ospiti dell’agriturismo e sono a disposizione per gli ospiti della locanda che vogliano portarsi in pianura un po’ di Casa Vallona.

Un altro è il vino. Sullo scaffale, da quest’anno, ci sono 3 etichette: un monovitigno, Vincenzo, prodotto da uve Barbera; il Virgilio, un pignoletto frizzante e Virginia, il pignoletto fermo. La vigna, a un centinaio di metri dalla casa, è in affitto. Questo terreno, argilloso, povero, calanchivo, ha una buona salinità. «L’uva è fenomenale» spiega Chiara Battistini.

L'uva è fenomenale

Monte San Pietro è, fin dal Quattrocento, la città del vino e rappresenta la “frontiera” orientale della barbera, vitigno diffuso in tutto il Piemonte e in Emilia, sull’Appennino nelle province di Piacenza e Parma. Su vecchie tavole di legno nella cantina di “Casa Vallona” sono annotate le varietà coltivate tradizionalmente: albana, barbera, pignoletto. «Nel Cinquecento partiva da quassù il “brentatore” quel soggetto che faceva il prezzo del vino per la città di Bologna, e quindi per tutta la Regione» racconta Chiara. La scelta di “Casa Vallona” è oggi quella di produrre un vino naturale, «ancenstrale». Come si fa? «La fermentazione avviene in modo spontaneo sfruttando i lieviti che si sviluppano sull’acino e sul tralcio: la cosiddetta graspa. “Vincenzo” è solamente uva, la graspa, invece, contiene un sacco di tannini che aiutano poi la conservazione del vino e ne determinano la condizione ideale per l’invecchiamento». La prima vendemmia è quella del 2016 e a trasformare le uve raccolte a “Casa Vallona” è TerraQuilia, azienda con sede a Guiglia, sull’Appennino modenese, che applica da anni questo antico metodo.

Torna alla pagina 2 di 6

Vai a pagina 4 di 6