COLLE JANO
L’allevamento di lumache con annessa coltivazione di zafferano e alga spirulina di Filippo Resente è stata una delle startup premiate al termine di ReStartApp 2014: “All’interno del campus ho conosciuto Miguel Acebes, da lì oltre a una bella amicizia è nata una collaborazione che ha portato me e Giulia a vivere e lavorare all’interno Tularù, provando a sviluppare l’idea d’impresa sui terreni a nostra disposizione – racconta Filippo –. Ci siamo resi conto molto presto, però, che quell’attività non aveva futuro”. I due ragazzi sono rimasti un anno a Ponzano di Cittaducale, nell’Appennino reatino. “Quella prima esperienza di lavoro in ambito montano ci ha fatto comprendere che uno stile di vita più equilibrato e in armonia con la natura era ciò che ricercavamo”. Terminata l’esperienza a Tularù , la coppia decide di spostarsi nelle Marche, regione originaria di Giulia, e abbandonare il progetto dell’elicicoltura. A Jesi (AN) nel 2017, nasce la loro prima figlia, Matilde. “C’è voluto un po’ per trovare un podere adatto a noi. Il rustico dove ci troviamo era completamente da ristrutturare. Al piano di sopra c’è la nostra abitazione. Sotto, una volta terminati i lavori, ci saranno il magazzino e una sala degustazione” spiega Giulia. Per raggiungere il podere, lasciata la strada provinciale che sale a Cupramontana (AN), bisogna arrampicarsi lungo una strada bianca: via Rovejano. “Quando siamo arrivati, ce ne siamo innamorati. Ho detto: la voglio!” scherza lei.
Filippo ricorda di aver decantato la bellezza del vigneto, suscitando l’ilarità del proprietario.
“Abbiamo scommesso sul recupero di queste vigne abbandonate in un’area di Cupramontana non particolarmente vocata. Questo ha sicuramente contribuito ad abbassare il valore della proprietà, rendendola accessibile alle nostre tasche. Una vigna di un ettaro considerata a fine vita, infatti, costa tra i 25 e i 30 mila euro, mentre per una di dieci anni, in piena produzione, ne servono almeno 55 mila. Secondo alcuni avremmo addirittura dovuto sradicare le vigne vecchie perché non abbastanza produttive, ma noi siamo una piccola realtà a conduzione familiare e così abbiamo deciso di puntare sulla qualità del prodotto offrendo un vino unico e fortemente identitario” spiega Filippo. “Il nome dell’azienda, Colle Jano, nasce così, richiamando il mito di Giano, la divinità bifronte, che ha due facce, una rivolta al passato e una con lo sguardo verso il futuro” aggiunge. Tra i filari della proprietà ci sono anche piante “a piede franco”, esemplari sopravvissuti alla fillossera, un parassita che a partire da metà Ottocento ha decimato le vigne in tutta Italia.
A piede franco
Sono “franche di piede” le vigne le cui radici sono ben piantate nella terra. In Italia queste vigne sono poche e localizzate in zone particolari per il clima, l’altitudine e la geologia dei terreni o isolate, perché, a partire dalla metà dell’Ottocento, un insetto, la fillossera, ha decimato i vigneti nel nostro Paese oltre a quelli di tutta Europa. Si tratta di un parassita afide che mangia le radici delle viti europee provocando la morte della pianta. La risposta a questa piaga è stata l’innesto della vite europea su radice americana, perché questo particolare tipo non viene attaccato dall’insetto. Per questo motivo, la totalità dei nuovi vigneti italiani sono innestati sulle radici americane.