LE LANGHETTE

Appena rientrata in Italia, Sara trova lavoro in un caseificio di Saliceto dove apprende le tecniche di trasformazione del latte. Rapidamente capisce che quel modo di produrre il formaggio non è il suo perché passa attraverso la pastorizzazione, quel processo che, sottoponendo il latte ad altissime temperature, annulla le differenze e la qualità che dipendono dal pascolo, dalla stagione, dal tipo di alimentazione degli animali e dal tipo di mungitura. «È stata questa esperienza in particolare ad aprirmi gli occhi, facendomi capire di avere una testa da imprenditrice» dice Sara ripensando a quel periodo. Per compiere il primo passo sul sentiero verso la gruta di Lignera Soprana e i pascoli intorno al casolare, però, Sara ha dovuto incontrare Elisa; a presentarle, nell’autunno del 2015, è stato un amico in comune. «Sono laureata in Economia e Commercio e lavoravo nello studio di un commercialista. Ero venuta a vivere a Saliceto con la mia famiglia e facevo il formaggio in casa per passione. Ho iniziato trasformando latte di mucca, ma quando ho scoperto quello di pecora ho capito che era il mio» racconta Elisa, classe 1976.

Nel maggio del 2016, a soli sei mesi dal loro primo incontro, acquistano insieme i primi animali. Quell’estate Sara partecipa al campus ReStartAlp di Fondazione Edoardo Garrone e Fondazione Cariplo, dove vincerà il primo premio. «A quell’epoca l’allevamento era formato soltanto da sei Pecore delle Langhe» racconta Sara. Oggi (nel 2019, ndr) al riparo di una tettoia a fianco del casolare, ci sono 26 pecore e 8 capre.
Scalpitano, saltano, si muovono all’interno di un’area recintata e protetta e vengono munte due volte al giorno. A luglio Le Langhette raccolgono ogni giorno 30 litri di latte di pecora e 25 di capra; a maggio, nel periodo di massima lattazione, 40 litri di pecora e 30-35 di capra. «Elisa e io condividiamo un’idea d’impresa fondata su pochi capi, su una buona selezione genetica e su una corretta alimentazione, prevalentemente legata al pascolo e al fieno. Crediamo fermamente nell’importanza di far vivere bene gli animali» dice Sara.

Pascolo
Il pascolo è: «un terreno coperto di erbe spontanee, che non vengono falciate, ma sono direttamente pascolate dal bestiame» questo in base alla definizione che ne dà l’enciclopedia Treccani. Esso rappresenta la fonte normale millenaria di alimentazione animale e garantisce nel tempo una variazione del prodotto assimilato dal bestiame che corrisponde a un cambiamento stagionale delle caratteristiche del latte prodotto. Per chi, come Le Langhette, produce un formaggio a latte crudo non pastorizzato questa variabilità è una caratteristica da apprezzare, dato che oggi il consumatore è sempre più alla ricerca di sapori e profumi distintivi, diversi da quelle dei formaggi industriali.
Secondo il professor Andrea Cavallero, già docente al dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino: «il pascolo è fondamentale per lo stato di salute dell’animale che è erbivoro e – spiega – nonostante l’allevamento intensivo la sua genetica non è cambiata. La possibilità per i capi di nutrirsi di molte specie botaniche diverse garantisce un benessere che si conferma nella longevità degli esemplari allevati al pascolo rispetto a quelli che mangiano solo trinciati e mangimi». Il maggior benessere si traduce infine in una migliore qualità del latte.

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