MONTANAMENTE

È metà febbraio e l’erica è già fiorita. Anche la fioritura del nocciolo è in anticipo di un mese. Stefenelli approfitta di una sosta lungo il cammino per far sperimentare ai suoi giovani escursionisti l’effetto dei cambiamenti indotti dal riscaldamento globale. «La volontà per me è quella di collegare natura, territorio e persone» riassume Luca.

Il territorio che ha scelto è quello del suo Trentino e in particolare l’altipiano che si estende intorno al Monte Calisio. È l’area in cui opera l’Ecomuseo Argentario, un’associazione nata più di dieci anni fa: «per tutelare il patrimonio minerario del promontorio, fare ricerca sull’epopea mineraria e valorizzare l’area, sia per gli aspetti geologici, sia per gli aspetti naturalistici» racconta Luca.
L’ecomuseo promuove forme di turismo e sviluppo sostenibile in un territorio che si presta molto. Luca Stefenelli si occupa di attività didattica nelle scuole dei cinque Comuni che affacciano sull’Altipiano, che sono Trento (circoscrizioni Argentario e Meano), Civezzano, Fornace, Albiano e Lavis.

Ecomuseo Argentario

L’Ecomuseo Argentario è nato per tutelare le tracce dell’attività mineraria medievale e oggi si occupa di valorizzare le numerose e diversificate ricchezze del territorio: le antiche miniere, le cave di pietra locale, le bellezze naturalistiche, le tracce della Grande Guerra, i borghi e i prodotti agricoli locali.

L’Associazione investe sull’attività didattica per le scuole e le escursioni guidate per gruppi e famiglie e promuove eventi per il pubblico organizzati in collaborazione con aziende locali, con la Rete trentina degli Ecomusei e con altre istituzioni museali. Con l’apporto della Società degli Alpinisti Tridentini, l’Ecomuseo si occupa anche della manutenzione della rete sentieristica.
Tra le attività in corso c’è anche la ricerca scientifica: dal 2013 è in atto una collaborazione con l’Università di Monaco per uno studio di archeologia mineraria, che permetta di comprendere la vita e il lavoro dei canòpi, i minatori che qui cercavano l’argento nel Medioevo.

Lungo il sentiero Luca invita i Quasi Amici dell’AIPD a raccogliere dei sassi. Poi una piccola deviazione e si fermano intorno alla Busa del Parol, a 880 metri sul livello del mare. «Mille anni fa qua era pieno di buchi come questo. – racconta Luca – Ai tempi del Medioevo l’altipiano era una grande miniera d’argento, a questo deve il suo nome. Migliaia di persone erano impegnate e scavare e non c’erano alberi allora». I ragazzi lanciano i sassi nel buco per saggiarne la profondità, riconoscendo il tonfo sul fondo.

Poco più avanti il sentiero incontra la Canòpa delle Sette Colonne (grotta delle Sette Colonne, ndr), a 905 metri sul livello del mare. Qui Luca si improvvisa minatore medievale e accompagna uno per uno i ragazzi del gruppo ad esplorare la grotta che si sviluppa in orizzontale.

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