LA LAOUZIERO

La famiglia di Erica e Federico, intanto, si trasferisce alla Borgata Grangette a 1.060 metri sul livello del mare. «Era praticamente disabitata. Alcune delle case in pietra stavano e stanno tutt’ora crollando. È un patrimonio che si va perdendo» spiega Erica.
Gli orti erano abbandonati e degli abitanti di un tempo restava solo un uomo di nome Valdo, anche lui tornato a vivere stabilmente alla Borgata Grangette da pochi anni. «Valdo ci ha introdotto a questo posto. È fondamentale per noi la sua presenza, ma non siamo completamente isolati, sui monti ci sono un’altra decina di borgate collegate a Grangette da sentieri e mulattiere. In questi paesi vivevano i minatori, la montagna è piena di gallerie» racconta Erica. In tutta la Val Germanasca si è storicamente scavato il talco, la storia del territorio oggi è raccontata dall’Ecomuseo delle miniere e della Valle Germanasca. Dalle case di Borgata Grangette, dove hanno vissuto fino a cinquanta persone, si usciva per andare in miniera. Gli orti sono frammentati fazzoletti di terra. Poche le stalle.

Talco

Il talco è un minerale caratterizzato da una bassa durezza, si riga con un’unghia. Altre caratteristiche sono una spiccata untuosità o morbidezza al tatto e una marcata sfaldatura basale. Questo significa che se ne ottengono facilmente delle lamelle, flessibili ma non elastiche. La polvere della varietà “Bianco delle Alpi” estratta in Val Germanasca è bianchissima e famosa in tutto il mondo. 

L’Italia viene al terzo posto nella produzione mondiale di talco, ma ha il primato della qualità. Ancora oggi in Val Germanasca un centinaio di persone lavorano all’estrazione di talco.
L’Ecomuseo con il tour ScopriMiniera permette di scoprire la miniera Paola, percorrendo un grande anello sotterraneo di gallerie e cunicoli adiacenti ai cantieri di estrazione dismessi. La visita guidata approfondisce il tema del contadino-minatore e testimonia gli oltre 100 anni di estrazione di “Bianco delle Alpi”

Al servizio della comunità c’era una piccola scuola aperta negli anni Ottanta dell’Ottocento. L’edificio è conosciuto come «scuola Beckwith» e prende il nome da John Charles Beckwith, inglese e benefattore, che lavorò a fianco dei Valdesi dedicandosi alla pratica dell’educazione.
Oggi la scuola è la casa di Erica, Federico e Stella, l’hanno acquistata per 1.500 euro dalla Chiesa Evangelica Valdese e ristrutturata salvaguardandone la struttura originaria: «Anche la porta di casa è quella originale, piena di piccoli fori, era la porta d’ingresso della scuola su cui venivano affisse le informazioni» spiega Federico. La ristrutturazione è stata portata a termine riutilizzando le assi del pavimento, i vecchi banchi, la lavagna e servendosi del legno locale certificato FSC, di lana di pecora come isolante del tetto e di materiali naturali per dipingere e intonacare il bagno.
Il legno dei boschi intorno alla borgata alimenta anche la stufa che riscalda la casa e la stufa che viene utilizzata per cucinare. Al piano rialzato son state ricavate le due camere da letto. Il racconto della loro casa è stato premiato nel 2020 nell’ambito del concorso video: «Il legno locale secondo me», realizzato nell’ambito del programma della cooperazione territoriale europea INTERREG Alpine Space «Carbon Smart Communities» (CaSCo).

Certificato FSC

«Forests for All, Forever» è il claim di FSC, un’organizzazione internazionale non governativa, indipendente e senza scopo di lucro, nata nel 1993 per promuovere la gestione responsabile di foreste e piantagioni. La certificazione FSC è una certificazione internazionale, indipendente e di parte terza, specifica per il settore forestale e i prodotti – legnosi e non legnosi derivati dalle foreste.
Esistono due tipi di certificazione FSC: la prima è la certificazione di Gestione forestale, e riguarda proprietari e gestori forestali, mentre la seconda è una certificazione di Catena di custodia, per imprese di trasformazione e/o commercio di prodotti forestali. Per ottenere la certificazione FSC è necessario rispettare dieci regole che coprono gli aspetti essenziali della gestione forestale responsabile. Tra questi c’è quella di: «contribuire al mantenimento o al miglioramento del benessere sociale ed economico delle comunità locali».

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