LA LAOUZIERO

«Viviamo qui dall’autunno del 2019» spiega Erica, presentando i cani, i gatti, l’asino Martino, le galline che razzolano e le due pecore che brucano l’erba davanti alla ex scuola.

Alla vecchia lavagna è appeso un foglio. C’è una lista di nomi e accanto a ogni nome è elencato quanto miele dovrà essere consegnato: «Abbiamo già venduto oltre cento chili. Quest’anno (2020 ndr) dovremmo arrivare a una produzione di 6 quintali. Lo scorso ne abbiamo fatti 4, tutti prenotati prima ancora di essere invasettati» spiega Federico. Ad acquistarli sono soprattutto cittadini di Torino e del Gas – gruppo d’acquisto solidale – di Perrero: «Al momento non abbiamo bisogno di far promozione per questo non abbiamo ancora aperto un sito internet, lo faremo quando ci sarà più miele a disposizione». Sulle etichette dei vasetti c’è la Laouziero, la pietra che domina la Borgata Grangette, e la scritta: «prodotto di montagna».

Prodotto di montagna

Quella di «prodotto di montagna» è una indicazione facoltativa di qualità, utilizzata per le materie prime che provengono essenzialmente da zone montane e, nel caso degli alimenti trasformati, quando trasformazione, stagionatura e maturazione hanno luogo in montagna.
Il logo, una montagna verde stilizzata, è presenta dal 2020 sulle etichette del miele dell’Azienda Agricola La Laouziero.
L’obiettivo è quello di valorizzare il lavoro dei produttori delle zone montane, che rappresentano il 17% del totale delle imprese agricole italiane e un terzo degli allevamenti, secondo dati diffusi dal Ministero dell’Agricoltura. Il Ministero riconosce nell’economia agricola della montagna «un pilastro fondamentale per la tenuta dei nostri territori, anche contro il dissesto idrogeologico. Con il regime di qualità e questo nuovo marchio i consumatori potranno riconoscere più facilmente dalle etichette le produzioni e decidere di supportare queste attività e il loro valore non solo economico, ma sociale e ambientale».
Ogni Regione tiene un registro dei prodotti che possono utilizzare il marchio (anche quello del Piemonte è pubblicato sul sito del Ministero delle Politiche Agricole, aggiornato al 31 dicembre 2019)

Gli apiari sono in tutto una quarantina. Tutte le cassette sono fisse, una ventina stanno in Borgata Grangette, altrettante oltre il Torrente Germanasca in un’altra borgata del Comune di Perrero. «Produciamo due tipi di miele, il millefiori e il Castiglio che è un mix di castagno e tiglio. Facciamo un raccolto all’anno. A partire dal 2020 entreranno in produzione anche polline e propoli» aggiunge Federico. Tra i progetti futuri, ci sono anche l’aumento del numero delle famiglie e l’apicoltura nomade. È difficile, invece, immaginare un aumento della superficie coltivata a verdure e cereali: «Per molti terreni non sono mai state effettuate le successioni, non si sa nemmeno chi siano i proprietari, per questo motivo, non possiamo né acquistarli né affittarli. Questo problema, che non riguarda solo la nostra borgata, è da affrontare tempestivamente se davvero s’immagina che i giovani possano tornare a vivere e a lavorare in montagna» sottolinea Federico. Lui, che è anche ingegnere, quasi ogni giorno scende a Pinerolo dove lavora come consulente per un’azienda. Per far crescere Erica si prende cura a tempo pieno del borgo, e della piccola Stella e Anita ricerca bandi per ottenere finanziamenti che permettano all’attività di crescere. Insieme, Erica, Anita, Federico e la piccola Stella danno forma a un’idea di futuro per quest’angolo sulle Alpi piemontesi.

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