ECO HUB DESIGN
Per la loro casa Chiara ed Andrea hanno scelto di recuperare dei tronchi di larice abbattuti nel 2018 dalla tempesta Vaia, in parte nei boschi di Grosio, una trentina di chilometri più a Est. Con il loro progetto nel 2020 sono stati anche premiati nell’ambito del bando «Mi prendo la briga di fare nuova impresa» promosso da Sbrighes, hub attivo nel welfare territoriale nato a Tirano per fermare l’emorragia di giovani che lasciano la Valtellina dopo il diploma o non tornano sul territorio dopo la laurea.
Tempesta Vaia
Tra il 26 e il 30 ottobre del 2018 l’Italia alpina è stata interessata da un evento estremo caratterizzato da piogge persistenti e vento fortissimo, con raffiche a oltre 200km/h. Secondo le stime, nelle foreste del nostro Paese sono stati abbattuti 42 milioni di alberi, in particolare in Veneto e in Trentino, su una superficie di 41mila ettari. I danni stimati sono pari a poco meno di tre miliardi di euro. «In modo isolato il fenomeno ha toccato la Valtellina, anche se qui non ci sono boschi completamente abbattuti come quelli mostrati nelle immagini che tutti abbiamo visto dall’Altipiano di Asiago» racconta Chiara. L’incapacità di rimuovere i tronchi dopo la tempesta Vaia ha «denunciato» l’arretratezza della filiera bosco-legno nel nostro Paese. Ad esempio, in Valtellina non ci sono segherie (se non rare microsegherie) attrezzate per la lavorazione del legno duro (castagno, rovere, etc…), nonostante siano delle essenze presenti nei boschi del territorio.
Nel giardino della casa di Castello dell’Acqua è sistemata una segatronchi. Andrea la utilizza per sezionare e tagliare con precisione i tronchi di larice. La catasta di paletti che sta seccando all’aperto (quella che vedete nelle foto, coperta di neve) sarà utilizzata in estate per realizzare una staccionata intorno alla proprietà. «È un primo esperimento. Dobbiamo capire la salute del legno. I boscaioli hanno una regola: i tronchi tagliati tra dicembre e gennaio, che è il periodo migliore, devono essere recuperati entro la primavera, per evitare che il legno venga invaso da parassiti. Quello che vedete lì, invece, ha passato un’estate intera nel bosco». Ma è materiale di recupero, come la pula di grano saraceno che sarà usata per isolare l’involucro dell’abitazione. Dimostrando così che anche una casa di montagna di fine Ottocento può essere ristrutturata e arrivare a rispettare i migliori standard energetici.
Pula di grano saraceno
La casa di quattro piani di Andrea e Chiara a Castello dell’Acqua misura almeno 750 metri cubi. Il progetto di Eco Hub Design per la ristrutturazione prevede l’ottimizzazione dell’involucro esterno. «Sto studiando un sistema di isolamento con la pula di grano saraceno, che è un materiale di scarto della filiera agroalimentare valtellinese. Ha caratteristiche simili alla paglia, e il vantaggio è che ne disponiamo in grandi quantità sul nostro territorio. In questo modo riusciremmo a diminuire ulteriormente l’impatto ambientale delle nostre costruzioni».