FIOR DI MANDORLO

NOME: Simona De Luca
AZIENDA:  Fior di Mandorlo
INDIRIZZO: Contrada Parco Vecchio, Marineo (PA)
SITO WEB:  facebook.com/fiordimandorlo
MAIL:  azienda.fiordimandorlo@gmail.com
CAMPUS: ReStartApp per i cammini italiani 2019

La mia idea di fattoria didattica nasce per sfruttare e valorizzare i terreni di proprietà della nostra famiglia, ma anche per fare qualcosa per i giovani di Altofonte: il vero obiettivo del mio progetto è riuscire a dar loro un impiego”

Simona De Luca

Simona e Giuseppe camminano nel fango di Contrada Parco Vecchio. Attraversando la loro proprietà, raccontano e disegnano nell’aria la casa, la fattoria didattica, il laboratorio per la trasformazione delle mandorle, le stalle per il ricovero degli animali. Per il momento, il fondo – brullo e sassoso – è vuoto, ma uno si figura tutto – gli alberi, gli edifici, i bambini, gli asinelli e le pecore – tanto è ricca e articolata la descrizione di quello che Simona De Luca definisce  “il progetto”. Davanti a noi c’è il paese di Marineo (PA). Per arrivare fin qui, in aperta campagna, sotto il Monte Leardo, abbiamo attraversato per alcuni chilometri un canyon – verde di vegetazione anche d’inverno – lasciando alle nostre spalle il piccolo centro di Santa Cristina Gela (PA), uno dei borghi siciliani di lingua e cultura arbëresh. È un’immagine della Sicilia diversa dalla fotografia che i più hanno in mente.

«L’idea di una mia azienda agricola è nata nove anni fa, ad Altofonte (PA), che è il paese dove vivo da sempre. Mio marito ed io abbiamo pensato di “riunire” tutti i terreni agricoli di proprietà delle nostre famiglie d’origine, circa sei ettari in appezzamenti molto frammentati, in cui c’erano piante d’olivo, mandorli, una vigna, alberi da frutto» racconta Simona. La scelta è coincisa con la nascita del figlio della coppia, che oggi ha 11 anni, e con l’inizio di un’attività come educatrice, impegnata nella programmazione dei centri estivi della parrocchia di Altofonte, che coinvolgevano ogni anno tra gli 80 e i 100 bambini. «Per molti bambini, in particolare quelli delle classi popolari, quei 15 giorni rappresentavano l’unica possibile evasione dal contesto in cui crescevano. Ho accompagnato tanti giovani presso “fattorie didattiche” del territorio, ma ciò che vedevo non mi ha mai convinto: venivano organizzate per noi delle visite guidate, in cui non c’era vero contatto con la natura, con gli animali, erano sempre esperienze mediate» spiega.

Vai a pagina 2 di 5