FIOR DI MANDORLO

Nell’estate del 2019 una tappa fondamentale per lo sviluppo del progetto è stata la partecipazione al campus ReStartApp di Fondazione Garrone: Simona ha vinto il secondo premio. «Sono arrivata con alcune idee mie e non avevo alcuna intenzione di metterle in discussione, ma il confronto con gli altri partecipanti e con i consulenti di Ideazione sono stati fondamentali per mettere in evidenza gli obiettivi che voglio raggiungere e diventare più sicura. Al di là del premio, è stata un’esperienza costruttiva» racconta.

 

La volontà di riprendere e valorizzare la produzione di mandorle risponde ad un’analisi del mercato siciliano: dal 1990 la superficie coltivata si è più che dimezzata: «anche per alcune misure dei Piani di sviluppo rurale che negli anni hanno offerto agli agricoltori finanziamenti per cambiare coltura, ma così ci troviamo ad importare mandorle da Spagna e Canada» . Questo seme commestibile, però, è alla base della cucina siciliana e anche per questo rappresenta per Simona uno strumento didattico: «Oggi ho cucinato per voi immaginando un pranzo alla fattoria, dove con i bambini ho intenzione di trasformare quello che raccoglieremo nei campi». Pasta fresca con un pesto di pomodoro e mandorle, bruschette con l’olio d’oliva di Fior di Mandorlo e un paté di ricotta e mandorle, una torta salata con i cavoliceddi raccolti nell’oliveto, biscotti di farina di mandorle. «Per quanto riguarda cereali e formaggi, ci forniamo e forniremo da altre aziende agricole biologiche del territorio» racconta Simona. Per la sua azienda sta avviando le procedure per la conversione, anche se formalmente tutte le colture sono da sempre in regime di agricoltura biologica: «In quelle bottiglie ci sono sarde salate, che servono ad attrarre ed uccidere la mosca» mi spiega Giuseppe, descrivendo il contenuto delle confezione di acqua minerale appese ai rami di ogni olivo.    

Cavoliceddi

«Quando sono nei campi a raccogliere le olive raccolgo le erbe spontanee, che uso poi per preparare il pranzo al sacco del giorno dopo» spiega Simona. Nella fattoria didattica, aiuterà i bambini a conoscere e cucinare le erbe spontanee. Come i “cavoliceddi” (Brassica fruticulosa) che si trovano in Sicilia, in particolare negli oliveti e nei vigneti. Appartengono alla famiglia delle Crucifere. La pianta è molto resistente ma l’uso eccessivo di diserbanti rischia di farla scomparire: nell’oliveto di Fior di Mandorlo, però, non si usano aggressive sostanze chimiche di sintesi.

L’olio extra vergine di oliva è l’unica cosa che Fior di Mandorlo commercializza. Sono circa le 500 piante in produzione. Altre verranno messe a dimora a Marineo. «Abbiamo raccolto tra novembre e dicembre» racconta Giuseppe, che a inizio febbraio è impegnato nella potature. “Quest’anno la resa è stata del 20%: per ogni quintale di olive portate al frantoio, abbiamo ottenuto 20 chilogrammi d’olio». I clienti sono privati. L’olio è venduto in latte da tre litri. Non è ancora stata studiata un’etichetta per le bottiglie.

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