IL FORNO DI SAN LEO

«È stata Rosy, che gestisce il mini-market del borgo, a convincermi a partecipare. Inizialmente ero scettico. Sempre lei mi ha praticamente obbligato a entrare in consiglio. Oggi posso dire che è stata l’imposizione “migliore” che potessi ricevere» sottolinea Samuele, che dopo il primo triennio è stato confermato nel consiglio della Fer-Menti Leontine fino al 2025. Anche Rosy, il cui nome completo è Rosalba Olei, è socia della cooperativa. Il suo negozio si trova a poche decine di metri dal forno e oggi chi acquista una spianata la va a farcire da lei: cooperazione.


La prima assemblea di Fer-Menti Leontine ha eletto presidente e vice-presidente Marco Angeloni e Marta Ciucci, altri due giovani del territorio (classe 1986 lui, classe 1988 lei), cresciuti entrambi a Novafeltria. Marta ha i nonni di San Leo e oggi è tra le poche persone, meno di un centinaio in tutto, che vivono nel centro storico. Racconta Samuele: «All’inizio non ci conoscevamo. Arrivando da percorsi culturali e religiosi diversi, pur avendo visioni politiche diverse, abbiamo costruito quello che poi è il nostro percorso» racconta Samuele. Che aggiunge: «A dire il vero, non conoscevo nemmeno le dinamiche di una cooperativa, intendo come modello societario: per me è stato fondamentale il percorso del campus ReStartApp, che oggi mi dà la possibilità di avere una visione d’insieme delle cose e di occuparmi in modo più efficace della delega alla comunicazione per la cooperativa, perché non sempre è facile raccontarsi».


Nel 2019, al momento della costituzione, i soci (ordinari o sovventori) della cooperativa Fer-Menti Leontine erano 28, oggi sono 67. Oltre a tanti cittadini ci sono alcune imprese del territorio che hanno scommesso su questo progetto, garantendo una parte delle risorse necessarie per avviare l’attività del forno («Questo ci ha colpito, non credevamo ci fosse tanto interesse» dice Samuele).

L’investimento per l’avvio dell’attività, poco meno di 300mila euro, è stato possibile anche grazie ad alcuni finanziamenti. «I lavori di ristrutturazione dei locali sono partiti nel 2020, ma nella primavera la pandemia ha bloccato tutto. Marta, architetta di formazione, ha seguito il cantiere» racconta Samuele. 


«Un momento fondamentale, nel gennaio del 2020, al SIGEP, è stato l’incontro con i Panificatori Agricoli Urbani» racconta Samuele. I PAU sono un movimento nato nel 2018 per rafforzare il lavoro degli attori della panificazione moderna, quelli che seguono tutta la filiera dal campo al forno. La nascita della rete è il frutto di un’intuizione di Davide Longoni (Panificio Davide Longoni, Milano), Matteo Piffer (Panificio Moderno, Isera, TN) e Pasquale Polito (Forno Brisa, Bologna). Quell’anno al Salone una trentina di persone hanno discusso per tre giorni i punti del «Manifesto dei Panificatori Agricoli Urbani», poi firmato da una cinquantina di forni nell’ottobre dello stesso anno. Samuele, Marta e Marco, insieme a Rita Bellentani, che ha accompagnato l’apertura del Forno di San Leo, hanno preso parte ad alcune delle assemblee: «Ci hanno trasmesso una grande spinta iniziale, anche dal punto di vista valoriale. È stato importante per noi comprendere l’idea di “pane di filiera”, che abbiamo sposato in Valmarecchia. Uno degli aspetti centrali della rete è quello mutualistico e per noi ha funzionato benissimo: Lorenzo Cagnoli, il fornaio di Gemmano, a trenta chilometri da San Leo, in Val Conca, ha regalato la sua pasta madre al forno e soprattutto ha formato per sei mesi Emanuele, che oggi è il nostro capo fornaio» racconta Samuele.

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