TIPÌ
Riccardo si occupa, ovviamente, dei sopralluoghi, legando la visita al secondo giro dell’anno, quando va a smontare le tende già piazzate. «Guardo i siti, le recensioni su Booking, studio il funzionamento dell’account Instagram. La mia location ideale è un agriturismo avviato, possibilmente a gestione famigliare, in posizione panoramica, con caratteristiche uniche, come in questo caso il lavandeto» riassume. Instagram è anche il canale che utilizza per far crescere il proprio progetto. A metà settembre, ad esempio, ha promosso con un post la call per le nuove tende, Adotta una Tipì 2024. Il messaggio è: «Dai Rifugi di montagna alle Ville del Settecento, ogni luogo è adatto per una Tipì». Descrive con entusiasmo tutte le realtà con cui collabora: dal Rifugio Antonioli, al Passo del Mortirolo («si raggiunge solo a piedi»), alla casa-vacanze vicino al capo di Leuca, una struttura in pietra tipica del Salento.
L’account Instagram è un veicolo formidabile per Riccardo: in due anni ha accumulato oltre 40mila follower e sono i clienti, con le loro foto, a dar forza al suo brand, sempre più riconoscibile e – quindi – non imitabile. «La maggior parte sono coppie, che si fermano per una notte, in pratica si fanno un “regalo”. Oltre al pernottamento, mi occupo con le strutture di organizzare anche eventuali attività, che vanno dalle cena consegnate in tenda agli aperitivi, alle gite a cavallo e alla scoperta del territorio. In molti casi la presenza della tenda rappresenta un volano per le ordinarie attività di chi ospita il Tipì».
Il modello di business che Riccardo descrive lascia spazio alla relazione: «Ogni stagione mi assicuro alcune strutture che funzionano di sicuro, perché ci sono territori come quello della Toscana molto ricettivi, e poi scelgo 2 o 3 progetti su cui “investire”, mi prendo un rischio quando incontro persone con cui “a pelle” mi trovo bene». Fa così l’esempio della Fattoria dei Sibillini, di Montemonaco (AP), due fratelli che gestiscono questa azienda agricola insieme alla nonna, sotto il Monte Vettore, nelle zone colpite dai terremoti del 2016. «Hanno lavorato benissimo, anche se le Marche sono un terreno tosto, dove il turismo fatica ancora a decollare».