ETICO

È nata nel 1986 e il suo primo approccio con la moda l’ha avuto a vent’anni, dopo le  superiori e un anno – «fallimentare», lo definisce – alla facoltà di Economia: Marta ha lavorato per due anni nell’ufficio prodotto di un brand importante, seguendo quindi tutte le fasi di creazione di una collezione; ha lasciato quel posto, dice, perché non tollerava che fosse rivenduto a 300 euro un prodotto realizzato in Cina, Turchia o Marocco, di scarsa qualità: «Non era giusto, per me non funzionava, e ancora non si parlava così tanto di impatto ambientale e condizione dei lavoratori» dice oggi. Dopo quel periodo, si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bologna, seguendo i corsi di Design e Disegno industriale: «Lì mi sono resa conto che, almeno per me, il concetto di industrializzazione del prodotto non funzionava». Riprende i concetti di allora: «Ragionavo sul fatto che ‘il tempo a venire non avrebbe dato il senso giusto al prodotto industrializzato’, che la perdita di conoscenza e competenze per il saper fare artigiano avrebbe rappresentato un problema. Uscita da lì, non sapevo dove sbattere la testa…».

La risposta è nel vecchio negozio di scampoli della zia, che era ormai chiuso ma aveva dentro ancora tanti tessuti. «Ho cucito fin da piccola, mi piaceva. “Perché non ascolto il ‘talento’ della me bambina?” mi sono chiesta. Ho fatto così la scuola di modellistica e poi sono entrata a lavorare in un’altra azienda del territorio, dove sono rimasta un anno. Prendevo appunti su ciò che non andava e su cosa doveva essere: mi sono licenziata perché non ho trovato nessuna apertura al confronto con le generazioni più giovani che entrano dentro un’impresa di tipo famigliare».

A quel punto è inevitabile iniziare a fare in proprio. All’inizio l’idea di Marta è quella di utilizzare i tessuti di scarto delle grandi aziende per creare abiti. Quando conosce Valentina, che dopo la scuola di modellistica aveva fatto un corso di ecoprinting – una tecnica di stampa naturale che permette di imprimere e riprodurre sul tessuto forme e colori di elementi vegetali, come foglie, fiori, bacche, semi o cortecce – immaginano insieme un progetto che lega tessuti e colorazione naturali. «Abbiamo iniziato a proporre i nostri abiti in alcuni mercatini, trovando un riscontro da parte del pubblico». L’indirizzo è preso. È insieme a Valentina che Marta arriva a Ripe San Ginesio. Nasce ético – Sartoria marchigiana, nome che tiene insieme i valori che ispirano l’impresa e il territorio. Le due continueranno a collaborare fino alla primavera del 2022.

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