LE SPINE

La selezione delle birre la fa Giulio, che per cinque anni, prima di licenziarsi per partecipare a ReStartAlp 2015, ha lavorato in produzione per tre diverse realtà del panorama artigianale italiano. Due delle cinque linee sono dedicate alle realtà locali, i birrifici Argo (di Lemignano di Collecchio) e Turris (di Borgo Val di Taro), le altre tre a girare coprono tutto il panorama nazionale. «Ad ogni fine fusto cambio “etichetta”. Ho scelto di lavorare instaurando una relazione diretta con i produttori. Tengo anche le birre in bottiglia, ma c’è più curiosità per quelle alla spina» sottolinea Giulio. Nel progetto iniziale, Le Spine sarebbe stato un brew pub, con la propria linea di produzione: «Abbiamo anche un ettaro e mezzo di terreno agricolo, sotto la terrazza – racconta -. Per il momento c’è un orto, ma vorrei coltivare anche luppolo e orzo, quando sarà tempo di avviare il laboratorio». Oltre alle birre, sulla carta ci sono anche il sidro di mele dell’azienda agricola Tre Rii, che raccoglie i frutti nell’Alta Val Baganza e nell’Alta Val Parma, e liquori, distillati e amari della Liquoreria Friulana di Spilimbergo (PN), un omaggio alle origini di Mica, che è nata in Friuli.  

Artigianale

Per descrivere la birra artigianale si può far riferimento, dal 2016, a un testo di legge, l’articolo 35 della 154/2016 “Si definisce birra artigianale la birra prodotta da piccoli birrifici indipendenti e non sottoposta, durante la fase di produzione, a processi di pastorizzazione e di microfiltrazione. Ai fini del presente comma si intende per piccolo birrificio indipendente un birrificio che sia legalmente ed economicamente indipendente da qualsiasi altro birrificio, che utilizzi impianti fisicamente distinti da quelli di qualsiasi altro birrificio, che non operi sotto licenza di utilizzo dei diritti di proprietà immateriale altrui e la cui produzione annua non superi 200.000 ettolitri, includendo in questo quantitativo le quantità di birra prodotte per conto di terzi”. In Italia questo movimento è nato alla metà degli anni Novanta, con la nascita delle prime realtà indipendenti. Lo sviluppo del mercato è stato nei primi anni Duemila.

Tra i progetti futuri a Le Spine anche la cucina «ma sempre procedendo a piccoli passi, capendo la “risposta” del territorio al nostro progetto -dice Mica -Arrivando da Milano abbiamo scelto quest’area perché è vivace, c’è fermento». Lei nel capoluogo lombardo lavorava per una casa editrice ed era attiva nell’Intergas, la rete dei gruppi d’acquisto solidali. Delle sei famiglie che risiedono a Cavazzola, spiegano, tre sono di nuovi insediati. Il Comune di Berceto fa parte dell’associazione Borghi autentici d’Italia, ed è un «borgo ospitale». Mica collabora con il Piccolo festival di antropologia della montagna (PFAM), nato per portare antropologi, scrittori, artisti e musicisti a parlare di montagna, e dal 2019 anche Le Spine organizza un piccolo festival, “Sorsi di scienza”, invitando gli autori e parlare dei loro libri a carattere scientifico di fronte a un boccale. Nel 2020 il Festival è stato realizzato, nonostante l’emergenza Covid. L’ultimo appuntamento, il 12 settembre, è con Giorgio Vacchiano, ricercatore e docente in gestione e pianificazione forestale all’Università Statale di Milano, nel 2018 indicato come uno degli 11 scienziati emergenti nel mondo nel 2018 dalla rivista Nature.

Borgo ospitale

L’associazione Borghi autentici d’Italia ha sviluppato il progetto della “Comunità Ospitale”, un modello di sviluppo turistico che si distingue dalle classiche mete di vacanza per l’atteggiamento di chi ospita e per la particolare esperienza che può realizzare chi viene ospitato. L’obiettivo è che chi arriva riparta con un bagaglio carico di racconti ed emozioni difficili da dimenticare e facili da narrare. La Comunità Ospitale diventa un luogo e una destinazione in cui gli ospiti possono sentirsi cittadini temporanei, identificandosi nel ritmo dolce della vita del borgo, conoscendo e apprezzando i beni materiali e immateriali prodotti in quel territorio, ricevendo nuovi apporti culturali e nuove contaminazioni emotive. La Comunità Ospitale valorizza il territorio, preservandolo dal rischio di omologazione tipico del marketing consumistico concepito solo per massimizzare i profitti: i luoghi coinvolti – tra cui anche Berceto – si organizzano per l’accoglienza, valorizzando la propria identità e offrendo al turista un’esperienza non invasiva dell’azione dell’uomo sull’ambiente, fatta di gesti antichi, sapienti e pieni di cura per un patrimonio da conservare.

 

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