LAMANTERA

A fine aprile la tosatura è il primo passo di una filiera complessa che tiene insieme allevamento e artigianato.

Riavvolgiamo il gomitolo: Benedetta Morucci è nata nel 1987 ed è cresciuta in Veneto. Nel 2020 – dopo aver lavorato a lungo nel settore della moda, come designer, responsabile ufficio stile e project manager in particolare nel settore delle calzature – si è trasferita in Abruzzo per avviare Lamantera. La sua idea: valorizzare le lane italiane, ponendo alla base il rispetto delle risorse e degli esseri umani come stile di vita.
Lei e il compagno hanno affittato una casa nel centro storico di Anversa degli Abruzzi, uno dei borghi più belli d’Italia. Al piano terra ha ricavato un piccolo laboratorio: una stanza che divide con i suoi gatti, piena di filati, colorati con tinte naturali. Ci sono anche dei calzini, il primo prodotto a marchio Lamantera. Il pittogramma aziendale rappresenta un fiocco di lana stilizzato. L’etichetta recita «from nice people to nice people», «perché in mezzo alla lana ho trovato persone gentili ed è con queste che ho scelto di lavorare» racconta Benedetta.

Per spiegare il suo arrivo in Abruzzo deve introdurre una storia iniziata in modo del tutto casuale più di dieci anni fa, a Firenze: «Ho incontrato Viola all’università, il giorno in cui ho fatto l’esame di ammissione al corso di Laurea magistrale in Design. Non conoscevo nessuno in città, non sapevo dove stare. Era mercoledì. Se mi avessero preso, il lunedì successivo avrei dovuto iniziare a seguire i corsi. Lei mi si è avvicinata e mi ha chiesto se andasse tutto bene. Le ho spiegato la situazione e mi ha invitato a vivere a casa sua, con il fratello e un cugino». Viola di cognome fa Marcelli ed è coetanea di Benedetta. I suoi genitori sono Nunzio e Manuela Cozzi: il padre (di formazione Economista agrario) è stato uno dei fondatori nel 1977 della cooperativa ASCA, nata per valorizzare la pastorizia abruzzese, che dieci anni dopo ha aperto anche l’agriturismo La Porta dei Parchi. La mamma, toscana di Prato, dopo la laurea in Scienze agrarie all’Università di Firenze nei primi anni Ottanta s’è trasferita quaggiù e con lui ha portato avanti il progetto.

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