MIELIFICIO SOTTOVALLE

Oggi le cassette del Mielificio Sottovalle sono un centinaio, sparse tra la Val di Lemme e la Valle Scrivia, sull’Appennino piemontese. Mattia dopo l’Istituto Tecnico Agrario si è iscritto all’Università di Torino laureandosi in Architettura del paesaggio, con un particolare focus in ambito botanico. Questo significa una profonda conoscenza del mondo delle piante, anche in relazione al loro ciclo vitale: fiori, semi, pollini e tuberi, che è poi la base della sua professione.

“Il miele distilla la quintessenza del territorio. Le api non raccolgono in modo selettivo solo una tipologia di nettare a meno che non vi sia una concentrazione di piante di una sola specie (le più comuni sono l’acacia e il castagno, ndr), questo significa che il miele ti dà il gusto delle fioriture di una determinata area in momento preciso” racconta Mattia.
È il concetto di terroir, che il comparto vitivinicolo ha saputo valorizzare molto bene e che – secondo Camuffo – gli apicoltori dovrebbero imparare a promuovere maggiormente”. Mentre parla controlla le api nelle sue cassette, indossa il cappello dell’apicoltore, quello con la rete per evitare punture sul viso, e tiene in mano l’affumicatore, che usa per calmarle ed estrarre in sicurezza i telai: “Il miele permette di assaggiare il territorio – riprende – Questo i consumatori possono sperimentarlo facilmente, basta procurare loro un millefiori primaverile e uno estivo, o addirittura due millefiori primaverili prodotti da arnie che distano anche pochi chilometri e una paletta, la differenza in bocca è immediata”.

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