ETHIQ

Il motto di ethiQ è dress different, scegli di vestire in modo diverso. «Le collezioni cambiano con ritmi serratissimi, mentre noi vogliamo fare moda con lentezza. Per non assecondare una dinamica di rapidissima svalutazione del valore del capo scegliamo tessuti resistenti, valutando anche la capacità di tenuta rispetto ai lavaggi» racconta Alessandro.

«Lavoriamo tanto con il pezzo unico, diamo un valore a ciò che viene scelto, scegliamo i tessuti, valutiamo i modelli con i nostri partner, studiamo anche accorgimenti o modifiche. Facciamo in modo che il capo ti scelga» riassume Rita­.

«Nella collaborazione con progetto Quid, impresa sociale che fa upcycling utilizzando scampoli di tessuti di alta sartoria, produciamo solo un paio di tagli e per ogni modello. Inoltre immaginiamo capi che possano essere sfruttabili per gran parte dell’anno e con forme capaci di adattarsi al corpo».

EthiQ ha un magazzino leggero e pochi partner selezionati e affidabili: cinque italiani e tre esteri per quanto riguarda l’abbigliamento. «Ci orientiamo principalmente verso le imprese italiane, anche perché la vicinanza territoriale ci permette di conoscerci e confrontarci» sottolinea Rita.

Accanto al tessile c’è il reparto accessori: le borse sono in carta lavabile o pelle vegetale, come quelle di Relegart, impresa sociale umbra, o in PVC recuperato, dal laboratorio Malefatte di Venezia, gestito dalla Cooperativa Sociale Rio Terà dei pensieri che accoglie i detenuti del carcere maschile di Santa Maria Maggiore.

Altre collaborazioni importanti riguardano il territorio alpino: una è con Vaia, la società trentina che ha progettato e realizzato un amplificatore in legno di larice ed abate utilizzando gli alberi caduti sulle Dolomiti nell’ottobre del 2018 a causa della tempesta Vaia: «Per ogni cassa di amplificazione venduta, piantano un albero» dice Alessandro. L’altra è con El Bec, che lavora lana biologica a Rocca Pietore (BL), realizzando calze tecniche di alta qualità e berretti di lana. Gli indumenti sono fatti all’uncinetto dalle donne della valle e valorizzano, così, una manifattura diffusa.

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