GOJI DEL MUGELLO
AZIENDA: Goji del Mugello
INDIRIZZO: Località Grezzanello, Vicchio (FI)
EMAIL: ericapini@gmail.com
CAMPUS: ReStartApp 2017
Ho vissuto in Cina, mangiando bacche di Goji ogni giorno. Il nostro Appennino è un luogo che ben si presta alla loro coltivazione e l’Italia e l’Europa sono un enorme mercato, dove i consumi di questo frutto rosso, sano e ricco di proprietà salutari, sta crescendo. Per questo ho scelto di avviare la coltivazione dei Goji del Mugello”
Erica Pini
Le bacche di goji brillano rosse nel sole di luglio. Dall’alto, osservo le duemila piante messe a dimora in quest’angolo di Mugello, in località Grezzanello, nel comune di Vicchio. Natale Pini descrive la geometria del campo: «Sono 28 file, distanti due metri e mezzo l’una dall’altra. In ogni filare, a una distanza di 85-90 centimetri l’una dall’altra, ci sono tra le 70 e le 75 piante».
Natale è il padre di Erica, che dopo aver vissuto in Cina per quattro anni e mezzo, lavorando a Shanghai come interior designer, è tornata a casa con una passione per questo straordinario frutto rosso. «Mentre ero in Cina mangiavo bacche di goji essiccate ogni giorno. Tornata in Italia, alla fine del 2015, ho notato che questo prodotto iniziava a essere presente tra i banchi del supermercato, non era più appannaggio esclusivo dei negozi specializzati. A quel punto, mi sono chiesta se fosse una coltura che poteva funzionare anche in Italia, ho fatto alcune ricerche e sono andata a conoscere le prime iniziative sperimentali» racconta Erica. L’ambiente dell’Appennino, sia dal punto di vista morfologico, sia da quello geologico è molto simile a quello in cui le bacche di goji crescono in Cina – spiega Erica -e da lì è nata questa sfida».
La sfida è rimettere in produzione il campo vicino alla casa dei nonni materni, dove coltivare i «Goji del Mugello». «Negli ultimi anni questi terreni sono rimasti incolti, ma c’è sempre stato un frutteto. Prima dell’impianto ho fatto fare le analisi chimiche e sulla carta il terreno ha tutte le caratteristiche per far crescere le bacche di goji».
Le piante sono state messe a dimora nella primavera di due anni fa. Da quel momento Erica, con l’aiuto fondamentale del padre Natale, sta sperimentando e capendo come adattare al meglio la coltura al territorio appenninico. Hanno così imparato che i frutti vanno protetti dal tasso con una robusta recinzione e anche dagli uccelli, che al momento della maturazione scendono in picchiata sui filari, attratti dal sapore dolce. Nel campo, poi, c’è un impianto di irrigazione a goccia, alimentato dall’acqua del torrente Pesciola, che corre a fianco dell’appezzamento, ma solo da quest’anno, perché prima non c’era la corrente elettrica. Natale mostra il serbatoio da 50mila litri, e il quadro elettrico che ha costruito a servizio dell’impianto: prima della pensione lavorava come operaio manutentore per l’Enel. È un tuttofare, racconta, mentre camminiamo verso le case in pietra che ha ristrutturato, a poche decine di metri dai campi. Prima d’ora, però, non s’era mai interessato di agricoltura e non aveva mai pensato che avviare un’azienda agricola potesse interessare a sua figlia. «È probabile che sia così: dieci anni fa, probabilmente, non sarei mai andata in un campo – conferma Erica -Aver vissuto in una metropoli come Shanghai ha però cambiato il mio modo di vedere le cose: sono tornata a casa sentendo il bisogno di respirare, sto bene in Mugello e il mio compagno mi ha appoggiato in questa scelta».
Cina
«Dopo la laurea in Disegno industriale lavoravo a Milano, ma ero un po’ fissata, volevo andare in Cina. Così ho mandato dei curricula e sono stata assunta. Vivevo a Shanghai, una città di 23 milioni di abitanti, dove però stanno anche più persone, tra espatriati e gente che va e viene». Erica Pini ha vissuto in Cina per quasi cinque anni, fino al dicembre del 2015. A 32 anni è tornata a casa: «Sono contenta di aver fatto questa esperienza, ma sapevo che sarebbe dovuta finire: vivere in Cina non è proprio salutare».
Tornata in Italia, Erica ha avviato con un socio un’attività imprenditoriale nel campo dell’arredamento, si chiama Pini&Romoli e ha sede a Cascina (PI): «Ci occupiamo di tutta la filiera: progettazione, produzione, vendita e montaggio. Io seguo principalmente la parte progettuale, mentre il mio socio si occupa di montaggio e della logistica». Erica Pini era già un’imprenditrice prima di ReStartApp, ma il campus, spiega: «è stato fondamentale per diventarlo in un altro ambito, quello agricolo, a me totalmente sconosciuto».