CAMMINI BIZANTINI 

La collaborazione con le associazioni locali è fondamentale nel lavoro di Cammini Bizantini. Settimio lo ha immaginato come un progetto di cooperazione per lo sviluppo locale. È il portato delle sue esperienze: «Sono nato a Padula (SA), il centro più importante del Vallo di Diano. Dopo la laurea in Scienze politiche all’Università Orientale di Napoli ho vissuto una lunga esperienza all’estero, in Centro America, lavorando prima con la Caritas e poi con un’organizzazione locale in un progetto per il rafforzamento delle basi organizzative degli indigeni queq’chies nel loro diritto di accesso alla terra come forma di prevenzione e lotta alla povertà e all’esclusione sociale, nel Dipartimento di Alta Verapaz. Tornato in Italia dopo cinque anni, ho iniziato a lavorare supportando gli enti locali nella “progettazione” per accedere ai fondi della politica di coesione. L’esperienza centroamericana mi ha aiutato a maturare questo progetto, spingendomi verso l’impegno civico, a lavorare a qualcosa che servisse al territorio e alla sua identità e che valorizzasse le comunità locali, a basso impatto» spiega oggi Settimio.

Politica di coesione

La politica di coesione nasce in Europa con l’obiettivo di contribuire a «ridurre le disparità tra le varie regioni e l’arretramento delle regioni meno favorite» promovendo così «coesione economica, sociale e territoriale». È costituita da centinaia di migliaia di progetti in tutta Europa che ricevono risorse grazie ai fondi strutturali europei e ai fondi nazionali stanziati per le politiche di coesione. L’idea è che la politica di coesione debba promuovere uno sviluppo territoriale equilibrato e sostenibile. La politica di coesione dispone di un budget complessivo di 351,8 miliardi di euro per il periodo 2014-2020, circa un terzo dell’intero bilancio comunitario. A questi si aggiungono i contributi nazionali. Più della metà delle risorse comunitarie impiegate – 182,2 miliardi – è destinata alle regioni meno sviluppate. In Italia circa l’80 per cento delle risorse sono destinate alle regioni meridionali e insulari.

Settimio lavora a tanti progetti, in cui tornano i temi del turismo e dell’agricoltura, ma nota che le azioni proposte sono spesso scollegate. «Vedevo delle mancanze, allora ho cominciato una riflessione personale sul modo di agire. Nella mia attività ho fatto tanti sopralluoghi, scoprendo così il territorio. Ovunque, ritrovavo i segni della presenza bizantina, che si riscontra in tutta la zona dei tre Parchi Nazionali del Cilento, dell’Appenino lucano e del Pollino: una presenza forte, nei toponimi e in tutto il patrimonio culturale dei borghi, che sono nati in quella fase Medievale, a cominciare dalle chiese. Tutti i paesi che si attraversano nei cammini sono nati durante la dominazione bizantina» spiega Settimio.

Lo studio della storia locale passa necessariamente per quella dei culti. Le chiese che s’incontrano sul territorio sono dedicate a Santa Sofia, a San Giorgio, a San Mercurio, a San Demetrio e a Santa Maria di Costantinopoli. È in questo contesto che nel 2018 è nato il progetto di Cammini Bizantini. «Nei nostri cammini esaltiamo questa storia un po’ dimenticata. Come associazione stiamo per pubblicare un libretto che la racconta, grazie al lavoro di un socio, un ricercatore» racconta Settimio.

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