BIODIVERSAMENTE

La scelta di coltivare lavanda è maturata in modo naturale: «Sono partito da zero, senza terreni di proprietà. Perché l’uliveto porti reddito dovrei averne almeno sei ettari, ma non è possibile gestirli da solo. Oggi ne ho uno, in affitto, ad Imperia, spezzettato in tanti appezzamenti. La lavanda è una pianta che qui da noi cresce spontanea, selvatica. È endemica delle Alpi liguri e dell’Appennino nel genovese, mi ha sempre accompagnato nelle escursioni in montagna nelle nostre valli» racconta Federico. Mentre camminiamo tra i filari, racconta com’è partito il suo progetto: «Grazie alle competenze maturate al campus, ho vinto dei bandi del Piano di sviluppo rurale, in particolare quello dedicato al primo insediamento, che mi ha permesso di acquistare piante e attrezzature con un finanziamento a fondo perduto pari al 60 per cento dell’investimento». A Glori, Federico ha acquistato 4mila metri quadri e ne gestisce altri 2mila in affitto. «C’erano delle vecchie vigne. Le mie fasce sono larghe circa 4 metri e sono tra le più belle di tutta Glori. Questo è un territorio difficile e verticale, con muri alti tre metri. Recuperarlo dai rovi non è stato facile» racconta.

Lavanda

In tutto il mondo esistono 39 specie di lavanda officinalis. Una singola pianta di lavanda costa tra i 70 centesimi e l’euro. Prima di scegliere quale piantare, dovrebbe essere fatta un’analisi del terreno. «Io non ho usato un approccio “scientifico” e nei miei campi ad Imperia una varietà si è comportata malissimo, mentre altre hanno già raggiunto la dimensione ottimale. Altri coltivatori amici hanno avuto il problema opposto» racconta Federico Guadalupi. Ogni pianta in campo dovrebbe avere a disposizione almeno un metro quadro e può arrivare a produrre fino a un chilo di fiori. L’essicazione fa perdere circa il 40 per cento in peso. La distillazione prevede l’utilizzo anche dello stelo, perché anche lì c’è l’essenza. Il fiore secco coltivato in regime di agricoltura biologica (l’azienda agricola «Biodiversamente» è in conversione) può essere pagato tra i 50 e i 100 euro al chilo.

La lavanda che vedo fiorita nei  campi appartiene a una varietà che si chiama Imperia e viene coltivata solo dai produttori che fanno parte dell’associazione Lavanda Riviera dei Fiori. Mentre m’insegna a tagliarla con il falcetto per farne a mazzetti, Federico spiega che si tratta di una varietà ibridata da Franco Stalla, una delle migliori per uso alimentare e con un’alta presenza di linalolo: questo significa che i fiori freschi o essiccati possono essere usati in cucina e nei trasformati alimentari («Ricordatemelo dopo, che vi lascio i biscotti alla lavanda» dice a me e al fotografo). Inoltre, possono essere lasciati in campo più a lungo, per essere impollinati dai bombi o dalle api, sviluppando così più essenza da distillare («In questo caso, i fiori vanno raccolti al mattino presto, perché l’essenza che producono è usata dalla pianta per proteggersi dal sole» racconta. A Imperia, su 4mila metri, coltiva un altro tipo di lavanda, Latifoglia: è quella classica che tutti sono abituati ad associare alla Provenza, un incrocio naturale tra lavanda officinalis di montagna e di pianura, molto canforata e balsamica. Va bene per farne sacchetti ed essenze da massaggio, anche se paradossalmente la presenza di canfora fa sì che non si tratti di un olio rilassante, ma energizzante, spiega Federico.

Lavanda Riviera dei Fiori

Il progetto Lavanda della Riviera dei Fiori è una iniziativa di Cesare Bollani per promuovere turisticamente l’entroterra ligure stimolando la curiosità dei turisti presenti nelle località sul mare, un’idea che nasce dalla volontà di valorizzare la coltivazione tradizionale della lavanda che è presente da secoli nelle Alpi Marittime e nelle Alpi Liguri.
Tra i soggetti coinvolti c’è anche Franco Stalla, ibridatore e responsabile della creazione della varietà Imperia, quella che coltiva Federico Guadalupi a Glori Superiore. «I produttori soci sono circa 25 e operano in un’area di 32 Comuni. Tutti lavorano in agricoltura biologica. Perché un’azienda possa partecipare al lavoro, il Comune dove ha sede deve aderire alla rete» spiega Federico. Il territorio coinvolto riguarda 3 Province, quelle di Savona e di Imperia in Liguria e Ormea, che è in Piemonte, in provincia di Cuneo. Dal progetto è nato anche l’Ordine Gastronomico della Lavanda della Riviera dei Fiori, per dar vita a un’associazione culturale che promuova l’utilizzo della lavanda officinalis «Imperia” a tavola.

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