IL FORNO DI SAN LEO

Fabio Rossi e Paolo Ciucci sono abitanti di San Leo e soci della cooperativa di comunità. Un altro è Gilberto Mascella, settant’anni, restauratore con bottega in piazza: «Credo nel valore della forma cooperativa e mi voglio impegnare per il paese. Ho sempre vissuto in questo centro storico e l’ho visto svuotarsi di servizi, di vita» racconta. Gilberto ha dato una mano con i lavori di falegnameria all’interno del forno. Ha realizzato le forme utilizzate per la lievitazione del pane, progettate col fornaio Emanuele.  

Oltre ai due ristoranti, anche San Leo Albergo Diffuso offre i prodotti del forno per le colazioni dei suoi clienti. I titolari, Marco Martini e Francesca Berardi, sono entrambi soci della cooperativa di comunità. 

Le collaborazioni, però, spaziano anche in altri ambiti e a volte superano i confini regionali: i sacchi di farina vuoti invece di diventare rifiuto vengono trasformati in borse porta-pane e zainetti dall’impresa sociale Terra di Tutti, di Capannori (Lu); a Pasqua 2022 gli utenti del centro diurno Il Nodo della cooperativa La Fraternità, che ha sede nel comune di San Leo, hanno realizzato a mano le etichette delle Pagnotte; le uova biologiche sono raccolte dagli utenti, ragazzi diversamente abili, della Fondazione Religiosa San Paolo di Novafeltria, che è anche socia della cooperativa. 

Nel 2021 Fer-Menti Leontine ha fatturato circa 205 mila euro. Il forno occupa in modo stabile a 5 persone: tre lavorano in laboratorio, una dietro il bancone, uno è addetto alle consegne. Durante l’estate una sesta persona è addetta alla vendita al dettaglio. Quando possibile ci sono anche stagisti e tirocinanti.  

«Credo che nel tempo il forno possa offrire alla cooperativa una base economica per investire in nuove attività. Sarebbe importante, come in parte accade, che i soci più attivi possano vedere remunerato il tempo che dedicano alla cooperativa, garantendo più energia allo sviluppo dell’impresa. Il forno può essere un volano» spiega Samuele. Immagina iniziative in ambito culturale e turistico. «A me piacerebbe far riscoprire il dialetto romagnolo, legandolo a piccole storie legate al pane». Quando il forno ha riaperto il messaggio che ha scelto di pubblicare su Instagram è «Ai sém!». Ci siamo. 

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