COLLE JANO
Per imparare il mestiere di vignaiolo, Resente ha lavorato come bracciante agricolo per un’azienda vitivinicola di Belvedere Ostrense (AN), a una ventina di chilometri da Cupramontana. “Ho imparato come si cura e si mantiene sana una vigna e nel frattempo mi dedicavo anche al mio terreno. Ho concluso l’esperienza nel 2017, dopo un anno e mezzo. Attualmente non siamo in grado di sostenerci esclusivamente con i ricavi derivanti dalla nostra impresa, ci vuole ancora un po’ di pazienza, così Giulia, che è laureata in Scienze dell’Educazione, ha iniziato un lavoro come educatrice” spiega Filippo.
Nel 2017 sono state prodotte 2mila bottiglie di Jano. Era la prima volta che qualcuno vinificava le uve raccolte nella proprietà, i passati conduttori le conferivano direttamente alla cantina sociale della zona. La prima vendemmia ha garantito 48 quintali d’uva su un ettaro e mezzo, che nel 2018 sono quasi raddoppiati arrivando a 80 quintali. È bene specificare che il disciplinare del Verdicchio autorizza ad arrivare fino a 110 quintali d’uva per ettaro. “Colle Jano è nella parte bassa di Cupramontana e i Cru, gli ambiti di produzione più conosciuti, sono posizionati più in alto – prosegue Filippo -. Il vino però è piaciuto, è stato ben accolto sia dal mercato sia dai critici, tanto che nel 2018 la produzione è arrivata a ben 4mila bottiglie. Abbiamo cercato rapidamente un distributore nazionale perché crediamo che questa sia la via corretta e più veloce per arrivare a produrre diecimila bottiglie”. A settembre 2019, dopo l’incontro con un importatore al Vinitaly di Verona, è partito anche il primo ordine di vino per gli Stati Uniti d’America.
L’uva che non viene vinificata, la capacità è infatti di 8mila bottiglie, è conferita alla cantina La Staffa di Staffolo (AN), una delle più interessanti realtà marchigiane. Riccardo Baldi, il giovane proprietario trentenne, mette a disposizione di Filippo anche gli spazi per la vinificazione delle sue uve. Il vino affina poi in vecchie vasche di cemento prima di essere imbottigliato. “Tra qualche anno, quando entrerà in produzione la nuova vigna che ho piantato nel 2018 potrò arrivare a produrre fino a 15-20mila bottiglie” racconta Filippo Resente. Si tratta di una vigna nuova, che grazie alla selezione massale, è figlia dei vecchi cloni di Verdicchio presenti all’interno della proprietà.
Selezione massale
Quando si usa l’espressione selezione massale s’intende dire che la riproduzione delle piante è avvenuta secondo un metodo tradizionale, che parte da una accurata selezione delle marze, tralci di vite, e che prende in considerazione i due fattori della qualità del vino che se ne ricava e della sanità o salubrità della pianta. La selezione massale è un metodo preindustriale in uso presso le aziende che lavorano privilegiando la qualità del prodotto, i vigneti più vecchi, o quelli localizzati in posizione più vocate, attraverso questa selezione possono preservare i genotipi presenti. “La selezione massale agevola l’espressione del territorio nella bottiglia – ha spiegato il vivaista toscano Marco Moroni in un’intervista – le piccole aziende devono trovare una propria identità e puntare su questa”.